Gustavo e Renè – 1. Amore

Il primo dialogo è sul tema dell’amore, una potenzialità della nostra essenza che facciamo fatica a riconoscere e a praticare.

Renè. Stanotte ho fatto un sogno spaventoso: mi trovavo in una casa, non so dove; avevo una ferita molto profonda all’altezza del cuore, come se fosse stata determinata chirurgicamente. Ma avevo anche il dubbio che me la fossi io stesso procurata e quindi mi aspettavo di morire da un momento all’altro perché sicuramente era stato compromesso il cuore. Però , con mia meraviglia, vedevo che non morivo e mi rendevo anche conto che non sarei morto e ne avevo un certo disappunto: come se avessi invece voluto morire. Anzi percepivo che mi ero ferito così profondamente proprio per morire. Mi affacciavo poi a un balcone ed ero contrariato. Questo mi fa riflettere sul fatto che , come diceva in una gag comica qualcuno, su questa terra siamo stati condannati all’ergastolo, costretti a vivere nonostante spesso non lo vogliamo più.
Eppure non credo di aver mai avuto tendenze suicide e piuttosto penso adesso che ci obblighiamo a vivere nonostante le ferite, il malessere, aspirando a una liberazione che non potrà mai avvenire fintanto che viviamo e poi, dopo che ce ne saremo andati, probabilmente non esisterà più un io che possa avvertire la liberazione, una coscienza che potrà registrare il cambiamento: bella fregatura!

Gustavo. Il solito pessimista ! Non so come fai, col tuo lavoro di psicologo ad aiutare le persone con una visione così tetra della realtà. Sicuramente questo sogno potrebbe essere interpretato in altro modo e tu hai gli strumenti per poterlo fare. Mi colpisce sempre questa tua ostinazione a interpretare tutto al negativo, per quanto ti riguarda. Eppure i tuoi pazienti parlano bene di te e di come riesci a inquadrare i loro problemi in maniera positiva, affermativa. Ma poi nel fondo di te stesso coltivi un nihilismo, non certo nietzschiano, piuttosto negativo di quel potenziale umano che è gioia di vivere, comprensione, amore…

R. Amore! Che parola incomprensibile; un parolone che sono stufo di sentir blaterare; da San Paolo fino ai maestri e maestrini new age, un’inflazione di libri, discorsi, “you tube”. L’amore, l’amore, “l’amor che move il sole e l’altre stelle” come poeteggia il nostro Sommo Dante: bel campione di persona amorevole! Un cinico perverso e puntiglioso, direi piuttosto sadico. Come può parlare di amore una persona che ipotizza un mondo dell’al di là dove per aver goduto del sesso o del cibo si debbano poi patire tormenti eterni. A parte il fatto che dando per scontato che all’altro mondo ci sia il tempo come in quello nostro, conseguentemente inventa la tortura infinita per secoli , millenni, per sempre ! Persino il papa lo trova assurdo. E poi, quei personaggi infernali sono così interessanti, umani, ci si rispecchia a meraviglia. Ma lui ci avverte: attento a curarti di loro ! potresti finire come loro a terribili eterne torture ! ma dimmi , tanto per fare un esempio, non è certamente più interessante e degna di ammirazione la famosa Francesca (quella di Paolo) a paragone di quella sbiadita e melensa Beatrice: un personaggio anonimo , piatto, noioso che invece di godersi la vita, nella fantasia di Dante, deve aver passato la breve esistenza sui trattati di teologia tomista per ammaestrare pedantemente il suo ammiratore in visita presso la sua comunità di nullafacenti seduti a contemplare in eterno l’Altissimo.

G. Ma dai! lascia perdere il Dante ! Cosa c’entra adesso!? Parlavamo di amore. Possibile che l’unica cosa che riesci a dire al riguardo siano solo malignità letterarie ? sai bene che il tema è da capogiro, smisurato. E capisco che facilmente si è tentati di chiuderlo al suo insorgere nella mente o in una conversazione come la nostra. Il rischio è quello di banalizzarlo, moraleggiare sullo sfondo di un buonismo spirituale cattolico, orientale o ispirato a qualche retorico sproloquio di un qualche abitatore di you tube rigorosamente veicolato da facebook. Eppure, il parolone che temi sembra essere l’asse portante di una possibile umanità migliore, un’umanità che si riconosca nella sua natura più profonda, essenziale, un’umanità che cominci a riconoscere in se stessa il senso della propria vita ; e questo senso non può prescindere dalle qualità essenziali della nostra anima come lo è la predisposizione all’amore.

R. E sia pure ! ma si tratta di definire questa “qualità essenziale” . Ed è qui che la valanga di parole scritte e dette sul tema ci soffoca; perlomeno ci confonde ! Tutti ne abbiamo un qualche sentore. Ovviamente non parlo di quell’eccitazione dei sensi che rende attraenti le persone delle quali ci innamoriamo. Per molti l’amore si limita soltanto a questo… e parliamo anche di grandi del calibro del tuo adorato Proust che dell’amore non conosceva altro che il tormento di desiderare qualcuno che lo tradiva o magari che conduceva la sua normale vita affettiva da etero, fregandosene dei suoi spasimi.

G. Ecco di nuovo il cinismo letterario ! Dimentichi che Proust scrive pagine ineguagliabili sull’amore come quella sulla morte di Bergotte o della nonna. Ma lasciamo stare la letteratura. Abbiamo centinaia di esempi di vite consapevoli e soprattutto attive sul versante dell’amore. Persone che hanno considerato il bene dell’altro superiore al proprio bene ed hanno agito conseguentemente, anche sacrificando la loro stessa vita. Qualcosa si potrà pur imparare da questi esempi…

R. E scoprire la trappola del cristianesimo, la religione dell’amore: sacrificio, colpa, premio e punizione: amare divenuto un comandamento direttamente imposto dall’Altissimo, e poiché non siamo capaci di praticarlo, ecco la colpa, la necessità di espiare, punirsi e punire, l’inferno insomma ! Se, come tu dici, l’amore è parte essenziale della natura umana, niente di più facile sarebbe esprimerla e viverla gioiosamente come avviene quando assecondiamo un istinto. E invece accade il contrario. Sembra che la nostra natura più profonda sia quella di inseguire il nostro egoismo, il nostro piccolo o grande vantaggio personale: soldi, potere, ammirazione, dominio sull’altro, piacere sensuale e così via !
Ecco cosa mi sconcerta: un’umanità che crea un’abnorme, sublime visione di un qualcosa come l’amore che ,ti concedo, appartiene all’essere umano, ma che pare lo si possa conoscere soltanto al negativo, come l’opposto di quel che solitamente si vive: il puro egoismo. Un egoismo che trascende le forme evidenti di questo difetto e si maschera subdolamente come quando non siamo capaci neanche di vedere l’altro: proiettiamo sull’altro le nostre paure, i nostri desideri e immaginiamo che l’altro sia proprio come lo interpretiamo, lo immaginiamo. La nostra interpretazione dell’altro, che si fonda sul presentimento se questi potrà favorire i nostri desideri o impedirli, è un atto di disamore indecente e non ce ne rendiamo conto. Parliamo di tizio e di caio con la convinzione che sia verità quel che stiamo dicendo , mentre l’altro , per davvero, non esiste per noi, non ci interessa conoscerlo per davvero. Come possiamo dunque volere il “bene” di qualcuno se neanche lo vediamo ?

G. Ti do ragione sull’estrema difficoltà di praticare la “predisposizione “ all’amore, come la definivo. E’ certamente una potenzialità che attende di divenire atto, come direbbe Aristotele.
Proprio la difficoltà di tradurlo in atto rende la cosa interessante; se lo consideriamo alla stregua di un istinto come avere sete, è ovvio che la sua soddisfazione sarebbe semplicemente bere e tra noi e un animale non vi sarebbe alcuna differenza. Invece per vivere concretamente questa nostra potenzialità dobbiamo sforzarci, superare quella parte egoista che è proprio dell’istinto. Insomma si tratta di un compito più arduo, un impegno che comincia con il cercare di comprenderne la natura, e così comprenderemo anche la natura umana, la sua essenza destinata a manifestarsi in un processo evolutivo a cui tutti siamo chiamati.

R. E a cui nessuno risponde ! Ti confesso che spesso, quando leggo i giornali, vedo la televisione o frequento certe persone , penso che l’essenza della natura umana risieda in un colossale aborto dell’Universo, una qualche variante patologica sfuggita di mano al creatore e che ha dato luogo alla mente pensante, alla coscienza e a tutto quanto ci contraddistingue dagli altri animali. Le mostruosità che la storia e la cronaca ci mostrano sono le stesse da secoli, e l’uomo manifesta questa ottusa e stupida crudeltà senza nessuna dignità: l’imbecillità criminale regge il mondo. Una tigre che uccide e mangia un cerbiatto è un evento crudele ma degno e necessario: anche la morte diviene sacra per il cerbiatto; magari avessimo quella nobile dignità dell’animale. Pensa invece al cocktail micidiale di crudeltà e imbecillità che anima le guerre, il terrorismo le torture inflitte magari in nome di uno stupido movente religioso. Come si può parlare di natura positiva dell’essere umano ?
Un tempo mi appassionava la psicologia umanistica che individua nell’essere umano un nucleo del tutto positivo… troppo ottimismo !

G. Invece credo sia proprio come enuncia la tua psicologia umanistica. Ognuno di noi, tuttavia non lo vede, è troppo vicino per poterlo vedere, proprio come non siamo in grado di vedere il nostro volto senza uno specchio. Uno dei miti riguardanti Dioniso è che il dio guardandosi allo specchio, vede il mondo: egli è il mondo. Noi siamo il mondo che sembra sia solo fuori di noi.
E poi, non possiamo lamentarci dell’Umanità, di cui facciamo parte, senza cercare la maniera per farla evolvere positivamente migliorando noi stessi. Si tratta di una sfida dell’individuo a trascendere la volontà della specie che pur di sopravvivere se ne frega dell’individuo che può tranquillamente perire senza che la natura matrigna se ne renda conto . Insomma Schopenhauer, Leopardi, Freud , li insegno a scuola da anni e sono sempre più convinto che l’uomo, aborto dell’ universo o semidio (non importa), ha questa possibilità: avere la meglio sul mondo “ quel testo misterioso e non ancora decifrato” senza senso, come lo definisce Nietzsche. Egli ha , secondo me ragione a dire che tutti gli ordinamenti, le interpretazioni che da millenni cerchiamo di dare al Caos non ci forniranno mai verità assolute. Credo che con la mente non potremo mai mettere ordine nel caos ma solo accettarlo così com’è. Ma è qui che interviene l’amore , questa forza che non pretende trovare alcuna verità assoluta, alcun senso o significato del nostro esistere ma che purtuttavia ama.

R. Potrebbe amare !

G. Ma si. Il fatto stesso che ne percepiamo la possibilità ci dice che vi è una realtà dietro questa potenzialità che intravediamo. Dobbiamo indagare proprio su questo e su questa possibilità dobbiamo agire.

R. Dobbiamo, dobbiamo… mi sembri un prete ! Altrimenti?

G. Allora, dicevamo che l’amore è una potenzialità e non un qualcosa che si manifesta pienamente in questo nostro mondo: le ragioni sono affatto evidenti. La psicologia ce ne fornisce a piene mani.

R. Ci lavoro tutti i giorni ! E a ogni seduta, con ogni paziente, mi rendo conto che davvero non esiste nessuna nozione al riguardo. Il più delle volte sento definire come amore Il bisogno dell’altro da cui dipendiamo. Solitamente finiremo per odiare le persone dalle quali dipendiamo e quando accade questo, si pensa che l’amore sia finito ! Far comprendere che l’amore non è mai cominciato è spesso impossibile… finisci per perdere la pazienza… e il paziente!

G. Assolutamente d’accordo ! Eppure insisto sul carattere di sfida insito nell’amore e , come ogni sfida, è una questione di volontà, non è sentimentalismo, non è buonismo moraleggiante ma qualcosa di più grande che Nietzsche aveva ben compreso e definito come “amor fati” , l’amore per la Vita in ogni sua manifestazione, la Vita così com’è, con tutti gli orrori e il non senso che la storia e la cronaca ci raccontano . Non si tratta dell’accettazione rassegnata della realtà che giudichiamo buona o cattiva a seconda che si adegui o no alla nostra visione filosofica , religiosa o politica; e dunque rifiutiamo quel che non si accorda a questa nostra costruzione mentale . L’amore abbraccia le cose e le persone così come sono. E’ una profonda volontà che le cose e le persone siano come sono state e come sono senza pretendere di cambiare nulla. Anzi , ed è questa la prova del nove, la sfida che Nietzsche ci propone: se dipendesse da me e se potessi cambiare il corso degli avvenimenti trascorsi, l’amor fati mi spingerebbe a volere esattamente gli eventi così come sono avvenuti. Questo sarebbe un “uomo dal grande cuore”.

R. Più che una sfida sembra essere un’utopia. In realtà alla gente interessa vivere meglio, con un pizzico di felicità e qualcuno che ti voglia bene.

G. Ma è proprio l’amore che può darci tutto ciò. La forza contraria all’amore è, infatti, l’avversione, il pretendere che le cose vadano diversamente da come realmente accadono e le persone siano diverse da quel che sono. L’amore è l’unica possibilità che abbiamo di prescindere dalla comprensione mentale della Vita e dal giudizio che separa cose e persone in buone e cattive, giuste e ingiuste , insomma la Vita spaccata in due, e ognuno di noi dice si a uno dei poli e no al polo opposto sulla base di un codice che cambia continuamente essendo il frutto di punti di vista parziali ed egoistici. I codici del rifiuto e dell’avversione sono infiniti e tutti relativi. Rappresentano le interpretazioni che operiamo sulla realtà la quale è caotica, contraddittoria e giammai interpretabile univocamente. Le interpretazioni più importanti, come le religioni, i massimi sistemi filosofici, l’Oriente come cosmogonia, così attuale oggigiorno anche per noi occidentali, e le visioni del mondo che ognuno di noi nutre individualmente , sono infinite e spesso in lotta le une contro le altre, sono l’origine delle guerre, che spesso sono tentativi di sopraffare l’interpretazione della realtà degli altri e l’imposizione della propria visione .
L’amore è al di fuori del conflitto, non si schiera, non dice “no” è un si totale e onnicomprensivo e non c’è una ragione che sostenga quest’ assenso assoluto. La mente abdica a favore del cuore ed è l’unica via di “salvezza”.

R. Parli come un profeta! Ma devo confessare che è attraente quel che dici. E tuttavia penso a come tutto ciò possa realizzarsi, come fare, insomma, per amare concretamente.

G. Non vorrei urtare il tuo laicismo ma devo citarti San Paolo. Ammetterai che lo stralcio sull’amore della lettera ai Corinzi è ispirato ! Eppure, se trascuriamo la parte iniziale, quella più nota e assai bella e profonda, mi colpisce il finale quando lui dice che la carità ”Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.” In particolare sono attratto, più che dai verbi, dall’oggetto cui i verbi si riferiscono e cioè “tutto” . E’ questo il messaggio che mi arriva con forza: l’amore come una disposizione che si attaglia al Tutto, a tutte le cose, quelle buone e quelle “cattive”. La carità non si irrita, non tiene conto del male che riceve, e così via . Insomma non si lascia corrompere dalla morale ! Detto da S. Paolo…. Comunque mi piace cogliere questo “tutto”. Scegliere solo alcuni oggetti o alcune persone da amare e abbandonare il resto all’indifferenza o all’avversione significa essere nella dualità che è il contrario dell’amore che è unità.

R. Che vuol dire “unità” ? Esiste un’unità possibile? A giudicare da quella che è la mia conoscenza degli esseri umani , riconosco solo ambivalenze, contraddizioni, mascheramenti delle vere motivazioni del nostro agire. Cosa insomma unisce tutte le cose?

G. L’essere stesso delle cose, il loro esistere nella realtà e nella nostra mente. Quel che abbiamo in comune noi due, questo tavolo e questo telefono e tutto quel che c’è nell’universo è il fatto che ognuna di queste cose è, esiste: questo, per me, è Dio: il TUTTO . Quando nei discorsi religiosi si parla di amore a Dio, non credo si parli di amare un signore molto grande e molto buono e potente che “devo” amare… come si fa ad amare qualcuno che non si conosce !? In realtà è ancora una volta l’amor fati che è in gioco. Amare dio significa amare il tutto: compresi i terroristi e i mercanti di armi !

R. E’ troppo difficile ! Immagino di trasmettere questi principi ai miei pazienti e vedo che non capirebbero e non vorrebbero, né potrebbero accettare tutto questo. Io stesso non ci riuscirei; non potrò mai pensare di amare un malfattore.

G. Eppure deve esserci la maniera e credo sia qualcosa da sperimentare nella vita di tutti i giorni. Non si tratta di pensare o di trovare un ragionamento o una teoria che giustifichi quest’atteggiamento. Abbiamo detto che con le teorie non arriveremmo da nessuna parte. L’amore non può essere legittimato da nessuna teoria, lo dobbiamo scoprire dentro noi stessi. Tutti abbiamo questa irragionevole potenzialità. Come tutte le cose essenziali l’amore non ha senso, non ha una finalità utile e non ha, un ragionamento che lo sostenga. E’ quella insensata piccola o grande felicità che a volte ci sorprende perché, nonostante i nostri limiti e i nostri problemi, ci vogliamo bene e osserviamo noi stessi , gli altri e le cose intorno a noi con uno sguardo benevolo, affettuoso e ci piace vivere quel che siamo.

R. Insomma quel che in terapia è il passo imprescindibile per il benessere psicologico: smettere di torturarci per come siamo e per come dovremo essere. Risvegliare il piacere di scoprire che è bello e bene così come siamo e questo ci permetterà di vedere allo stesso modo gli altri.

G. Esattamente ! dobbiamo cominciare da noi stessi. Non si tratta di un’indulgente accondiscendenza, ma la base sulla quale possiamo evolvere. L’amore si rivela allora come una finestra magica sul mondo, dalla quale possiamo scorgere un panorama del tutto diverso da quello che credevamo di conoscere e del quale ci sentiamo inscindibilmente parte. Quell’accettazione benevola di noi stessi rappresenterà, allora, il nucleo di una visione benevola verso tutti e tutto. Tornando a Dioniso, quando egli vede nello specchio che lo riflette il mondo, è il Tutto che vede: l’identità di se con il mondo. Ecco dove la stupidità umana non riesce a cogliere che se odio me stesso , odio il mondo; e se detesto il mondo detesto me stesso.

R. Il mondo nel quale viviamo, tuttavia, non sa nulla di tutto ciò e le guerre continuano, il mondo sanguina.

G. Come il tuo cuore nel sogno ! eppure , in quello stesso sogno tu ti affacci al balcone: hai il mondo dinanzi a te. Forse nel sogno ti stai dicendo che , nonostante il cuore ferito, continui a vivere e , come le ginestre di Leopardi, puoi offrire a un territorio desolato il profumo e la bellezza, come quei fiori gialli sulle pendici bruciate del Vesuvio. Senza un perché.

R. Ottima interpretazione ! Che fai mi rubi il mestiere ?