Confessioni di un settantenne

Tra Coronavirus, scienza, politica e Natura

in questo periodo, più che mai, vi è un grandissimo bisogno di intelligenza per gestire una situazione davvero complessa. In altro articolo pubblicato in questo blog ( Intelligenza , astuzia e stupidità) dicevo: “L’intelligenza è visione chiara delle cose e, inoltre, è la capacità di mettere in relazione le cose che conosciamo o riconosciamo. La misura dell’intelligenza non credo sia data dai parametri che misurano il cosiddetto quoziente intellettivo, ma penso sia data dall’ampiezza della visione: quanto più lontano riusciamo a vedere, cioè quanto più è grande il raggio della visione ,“abbracciare con lo sguardo il lontano orizzonte..”. Se di una realtà complessa riusciamo a vedere solo pochi aspetti, magari i più appariscenti o quelli che rispondono a stereotipi acquisiti dal senso comune o dai proclami twitter dello stupido politico di turno, siamo poco intelligenti ; al contrario quanti più aspetti vediamo della realtà oggetto del nostro osservare e quanto maggiormente sappiamo metterli in relazione , in maniera da vedere i vari elementi della realtà come aspetti di una unica seppur complessa realtà, penso siamo più intelligenti.”
All’epoca me la prendevo con i politici stupidi; ma oggi li guardo quasi con tenerezza, da quando insieme pure ai politici intelligenti, hanno perso ogni potere. Da quando essi, inginocchiati e reverenti, come tanti chierichetti, hanno ben volentieri ceduto il loro potere al Dio scienza: la tecno-scienza che ci governa . Nessuno avrebbe potuto immaginare una dittatura non già del politico sovranista, del comunismo, oppure del fascismo redivivo, ma bensì la dittatura degli scienziati con la loro innumerevole, e prima sconosciuta, armata di virologi, epidemiologi, medici specialisti e quant’altro. E si sa, la scienza già da tempo è fatta di specializzazioni, di competenze specifiche e molto separate tra di loro: si guarda soprattutto con la lente d’ingrandimento più che col grandangolare. Il che è un bene se devo scoprire qualcosa di specifico di non visto ad occhio nudo; e siamo lieti di tutte le procedure scientifiche che ci permettono di conoscere così minuziosamente la realtà e ci aiutano a combattere malattie e a creare smartphone grandiosi.
Ma penso che per gestire una situazione mondiale, grave come quella che stiamo vivendo, vi sia bisogno di un grandangolare, a occhio di pesce.
Penso che la gravità della situazione non sia dovuta al virus che fa bene il suo mestiere ma col quale dovremo imparare a convivere come col raffreddore , l’influenza stagionale, l’epatite virale e i disturbi cardio circolatori. Di tutte queste patologie e di migliaia di altre ancora si può morire. Ma le malattie non hanno solo la funzione di risvegliare la nostra coscienza per realizzare illuminati cambiamenti nella nostra vita e renderci più santi, secondo i parametri della nostra visione spirituale. Le malattie primariamente ed essenzialmente, secondo il mio parere, hanno la funzione di farci prima o poi morire. E cioè non moriamo a causa di una malattia; piuttosto ci ammaliamo perché dobbiamo morire. La Morte è la nostra unica certezza, è la metà imprescindibile dell’unità Vita/Morte. Se ci fermiamo un attimo ad osservare la Natura, ora, in primavera, ci rendiamo conto che solo grazie alla morte può continuare la Vita.
Una politica che ha come fine la gestione intelligente della complessità, per il bene della polis , dovrebbe guardare lontano e a trecentosessanta gradi: ad esempio guardare al benessere delle generazioni future, la qualità della vita, le disparità sociali, le cose essenziali e quelle superflue e tante tante altre cose di cui tutti parliamo; e soprattutto dovrebbe rispettare la Natura.
La morte, quest’evento ineluttabile, imprescindibile contro cui i nostri illuminati scienziati lottano da sempre, per il bene dell’umanità, è una delle leggi della Natura, della quale facciamo parte, che dovremmo amare, mentre stupidamente crediamo di poter “dominare”. E se vogliamo dominare qualcosa di così più grande di noi, prima o poi vien voglia di dominare anche gli altri. Migliaia di anni fa è stata inventata l’arma più grande e geniale per dominare gli altri: la paura. Maestri eccellentissimi sono state le chiese che, un po’ più intelligenti del dio scienza, hanno inventato la dannazione eterna e la salvezza a cui ancora credono in tanti, anche sotto rinnovate forme.
Oggi credo che la “salvezza” sia sentirsi parte della Natura (deus sive natura)e imparare e rispettare le sue leggi, anzi, come direbbe Nietzsche, amarle e volerle come se dipendessero da noi anche se non è così.
Si sa che un animale con la sua prole è aggressivo e fa qualsiasi cosa per salvare la sua discendenza, è disposto anche a sacrificarsi perché segue una legge della natura: la vita deve continuare e rinnovarsi a costo della mia vita. I genitori, quelli secondo natura, conoscono bene questo sentimento che si chiama “amore”.
Ma noi siamo governati da chi pretende di dominare e cambiare la natura secondo i propri miopi interessi che non vanno oltre le prossime elezioni o la gloriosa scoperta di un vaccino che ci salverà dalla morte e che, soprattutto, sarà il business di tutti i tempi.

Ho quasi settanta anni e forse il dio scienza mi terrà agli arresti domiciliari per molto tempo: mi vogliono salvare dalla morte.
Grazie, ma io vorrei fare la scelta di un animale: vorrei che mia figlia e la mia adorata nipotina Carlotta non debbano pagare i debiti che una catastrofe economica e sociale determinerà. E morirei felice e soddisfatto sapendo che loro potranno avere un futuro più felice anziché continuare ad avere un vecchio nonno rincitrullito in qualche casa per anziani.