Gustavo e Renè discutono sull’Essere

L’ESSERE

R. L’altro giorno, quando discutevamo sul tema del tempo , abbiamo lasciato sospeso il tema dell’Essere. Dicevi che per approdare alla dimensione extratemporale, dovevamo imboccare il sentiero che porta all’Essere….

G. Speravo te ne fossi dimenticato …. è un tema enorme ! praticamente secoli di filosofia, un gigante insomma!

R. E’ che quando sento parlare dell’Essere mi ritorna in mente un’amica, psicologa anche lei, molto compromessa con la spiritualità, che nominava la parola “Essere” con occhi semichiusi come se , interiormente, stesse guardando qualcosa o comprendendo qualcosa che non si poteva condividere perché, diceva, dell’essere non si può parlare ! per me era una frustrazione avrei voluto, infatti, che condividesse la sua comprensione, la sua visione. Possibile che non se ne possa parlare?

G. Se ne parla e come ! Come ti dicevo l’ontologia credo sia l’anima della ricerca filosofica di tutti i tempi; e non solo in occidente ma soprattutto in Oriente: milioni di pagine sono state scritte e milioni di parole dette sul tema. Non saprei da dove cominciare e verso dove dirigere la conversazione. Ma perché non parliamo di qualcosa di più ordinario ?

R. perché non rendere ordinario il tema sull’Essere ? Dimentichiamo le milioni di pagine di filosofia di tutti i tempi, cos’è per te l’essere ?

G. Non si può tuttavia prescindere del tutto dalla storia del pensiero; anche perché c’è da andare fieri delle nostre radici greco-romane. Ancor prima di Socrate infatti i primi filosofi di fronte all’immensità delle “cose” che fanno parte dell’universo sensibile a cui si aggiungono le cose che non si vedono ma si pensano o si sentono, si chiedevano se ci fosse un elemento unificatore un qualcosa comune a ogni cosa. E così dopo qualche maldestro tentativo si giunse ad una conclusione semplicissima, l’uovo di Colombo!

R. L’Essere ?

G. certo ogni cosa ha in comune con qualsiasi altra il fatto che è ! Esiste, potremmo dire è presente, evidente e non si può mettere in discussione. Soprattutto non si può dire che è niente. E dunque questo è Parmenide: l’essere è e il non essere non è.

R. Bella scoperta ! Ricordo che al Liceo quest’affermazione di Parmenide ci sembrava un’ovvietà quasi ridicola detta da un Filosofo.

G. Eppure è un concetto grandioso, come pochi altri nella storia della filosofia. Soprattutto perché ci dice che il nulla non esiste, non può esistere. Dimmi tu come si fa a dire che qualcosa è nulla. Se è “qualcosa” vuol dire che è, e dunque non può non essere, cioè essere nulla.

R. si ma quel qualcosa prima di essere quel qualcosa, non esisteva, è nata in un certo momento e poi scomparirà quando sarà distrutta, insomma morirà.

G. Anche Platone la pensava così e Aristotele e tanti altri grandi. Ma poi è il buon senso comune : tutto quel che nasce muore: la nascita sarebbe dunque il passaggio dal nulla all’Essere e la morte dall’essere al nulla. E dunque il nulla sarebbe come un buco nero, una voragine che ingoia e vomita continuamente.

R. Credo sia proprio questa la paura della morte! Poi le religioni ci parlano di un aldilà o della reincarnazione per allontanare da noi il terribile nulla che potrebbe inghiottirci in qualsiasi momento. Psicologicamente non so cosa sia peggio: se l’inferno o il nulla.

G. Su questo sono tranquillo; secondo me così come il nulla non può essere, il concetto di dannazione eterna è un’enorme bufala a cui, ormai, non crede neppure il papa !

R. Eppure se andiamo a rovistare nel profondo della nostra psiche credo che non vi sia cosa più angosciosa del nulla. E sai perché? Perché la mente si sgomenta dinanzi ad un concetto che non può assolutamente comprendere proprio perché è un nulla!

G. Bene ! Credo tu abbia ragione. E’ pur vero che nell’universo e nel nostro mondo di idee e di concetti ,vi sono tante cose che non comprendiamo e che restano un mistero a causa dei limiti delle nostra mente. Per fortuna è in auge la Fisica quantica che, interpretata a proposito e a sproposito pare giustifichi ogni mistero dell’Universo con grande gioia dei ricercatori spirituali che adesso hanno il certificato della scienza che accredita cose che prima erano soltanto oggetto di fede.

R Ma lascia andare la fisica e torniamo all’Essere. Ebbene, riguardo al nulla penso: se tutto in quest’universo si manifesta attraverso i pari di opposti, ebbene il nulla sarebbe l’opposto dell’Essere in una misteriosa e superiore unità.

G. Non sono d’accordo ! E’ pur vero che il nulla appare come un concetto contrapposto all’essere, ma è un errore perché l’essere non può avere un opposto poiché comprende in se tutti gli opposti, tutte le forme esistenti: il bene e il male, il giorno e la notte e così via. Credo che l’idea del nulla nasca proprio dall’esperienza della morte, della fine di tutte le cose: dove vanno a finire ? Gli uomini si sono poi inventati le religioni che assicurano a noi uomini una vita eterna nel bene o nel male. Ma il sospetto che finisca tutto per davvero ci riporta all’idea del nulla. Ed è terrificante!

R. idea inaccettabile ! Ma allora, secondo i tuoi ragionamenti, dove vanno a finire le cose che muoiono ? Non vorrai propormi il conforto religioso oppure il fatto che in natura nulla si crea e nulla si distrugge?

G. Le religioni tuttavia qualcosa di interessante ce la indicano. E’ il concetto di eternità ! solo che lo riferiscono perlopiù a Dio e alle nostre anime: tutto il resto, a cominciare dal nostro corpo, non gode di nessun privilegio se non quello delle scienze naturali che tu ricordi. Tuttavia le cose che oggi sono, così come sono e nella forma precisa con cui sono, non saranno più, saranno nulla.

R Ma il nulla non esiste !E dunque? E’ assolutamente evidente che le cose scompaiono e non saranno più. Ripeto l’invito di prima: lascia perdere tutti i filosofi, cosa pensi tu al riguardo; qual è la tua verità?

G. Come tu ricordavi, eravamo partiti dal tempo e dalla possibilità di considerare ogni cosa al di fuori del tempo in una dimensione extratemporale. Ricordi ? Allora penso questo: ogni essente (questo è il termine giusto per significare ogni cosa), dicevamo che nasce vive e poi muore . Ma affinché tutto ciò avvenga, è necessario il tempo. Siamo nati, stiamo vivendo, moriremo…. C’è un prima, un durante e un dopo. Ma se il tempo non esiste, tutto è contemporaneamente presente o semplicemente è, ed è “allo stesso tempo”,o meglio, fuori dal tempo. Ma noi (ricordi Kant?) non abbiamo l’apparato ricevente in grado di cogliere questa infinita contemporaneità dove magari sarebbe possibile fare quattro chiacchiere con Kant stesso o con Giulio Cesare…. se parlassimo tedesco o latino

R. La macchina del tempo !!! Woody Allen e la sua Parigi a mezzanotte. Divertente !

G. A parte gli scherzi, in un eterno presente non c’è cosa che muoia ma neanche c’è cosa che nasca. Tutto già è da sempre e per sempre . Per comprendere ciò, il nostro linguaggio non ha parole : “sempre” “eterno”, “presente”, come dicevamo nel nostro ultimo dialogo, non possono rendere un qualcosa di inconcepibile per la nostra ragione limitata dalle forme dello spazio/tempo.

R. Ma come si fa a concepire qualcosa che non saremo mai in grado di comprendere ? Ci rivolgiamo alla fede?

G. se vuoi ! Io preferisco ragionare anche se le conclusioni del ragionamento non le potrò costatare, capire completamente. E dunque se la realtà è al di fuori del Tempo, qualsiasi cosa, qualsiasi essente, non può dapprima non essere, cioè essere nulla e poi essere e poi ripiombare nel nulla. Se il tempo è solo un nostro strumento per conoscere, ma le cose sono tutte al di la del tempo, come fa una cosa ad essere e non essere, se non esiste passato presente e futuro ?. Se è, è sempre; e se non è non è mai !

R. Logicamente il tuo discorso quadra alla perfezione. Ma, insisto, dove sono tutte le cose già state e che sono scomparse… penso soprattutto alle persone che non sono più, ma è spaventoso pensare anche alle infinite cose che non appaiono più e che secondo il tuo ragionamento sono da sempre e resteranno nell’essere per sempre.

G. Il fatto che le cose non appaiano più non significa che non sono più. Quando il sole tramonta, sembra non esserci più ma invece ….

R. ma noi sappiamo dove sia il sole anche di notte; basta telefonare a qualche amico oltreoceano !

G. Certamente non vi è un luogo dove continuano ad essere. Anche lo spazio, ricordi, è una delle nostre lenti per percepire la realtà. Il che ci preclude la possibilità di comprendere l’essere al di la dello spazio.

R. Dovresti allora attribuire valore alla fisica quantica, alla teoria della relatività : queste teorie ci mettono dinanzi ad una maniera di considerare la realtà lontana dalle certezze del buon senso comune. In qualche modo ci aprono la mente a ipotizzare cose da pazzi come queste tue teorie sull’eternità del Tutto.

G. credo che a causa dei nostri limiti , quei kantiani limiti della ragione, possiamo sapere che qualcosa è, che tutte le cose, e non solo la divinità, sono e che inoltre non sono mai nate e mai moriranno. Semplicemente appaiono e scompaiono dalla nostra coscienza. E’ il come che non possiamo comprendere.

R. Insomma esiste un “non luogo” da dove sbucano tutte le cose, cioè appaiono, e dove poi ritornano in un’imperturbabile eternità!

G. Nascita e morte ! come spesso dice la saggezza orientale: un’illusione

R. insomma dobbiamo dedurre un “non luogo” dove poter incontrare Parmenide o Leonardo da Vinci…

G. canticchiando… He’s a real nowhere man, sitting in his nowhere land, making all his nowhere plans for nobody…. I grandi Beatles !

R. sai che mi piace l’idea di essere anch’io un nowhere man in una nowhere land?!|

Questo dialogo è liberamente ispirato alla filosofia di Emanuele Severino