La parabola dei ciechi di Bruegel il Vecchio 1568
Si trova nel Museo di Capodimonte della mia città, Napoli, ed è un quadro che sin da piccolo attirava la mia attenzione, incantata da quelle figure che rappresentano così bene la malattia della cecità ; la scienza medica odierna riesce perfino a diagnosticare il tipo di cecità che affligge ognuno di quei personaggi di questa tela che, d’altra parte, ha una valenza simbolica che non sfugge a nessuno.
Il riferimento letterario è in Orazio e, in seguito, e con più notorietà, nel Vangelo di Matteo:
“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno entrambi in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro…..”
Da piccolo, dicevo, quando con mio padre visitavo quel Museo e poi molte volte da solo, quella metafora pittorica risvegliava un timore, un qualcosa che solo in seguito ho potuto decifrare: farsi guidare da un cieco e cadere perciò nel fosso. Preveggenza ?
Ma no ! è cosa comune per gli uomini alla ricerca di una strada.
Qualche mese fa mi sono rotto una caviglia percorrendo, di notte, un sentiero rupestre, credendo di conoscerlo. Sono caduto malamente: l’oscurità aveva dimostrato l’inconsistenza della mia presunzione. Da quel momento in avanti, se devo procedere al buio, porto con me sempre una torcia elettrica.
La metafora contenuta dalle parole di Cristo e descritte con tanta maestria da Bruegel il vecchio, è così evidente che non resta che trarne l’utile insegnamento: luce e gli occhi per vedere quel che la luce illumina è l’unica maniera per riconoscere il nostro sentiero.
Un altro aspetto del dipinto è che i ciechi sono cinque oltre alla “guida” cieca anch’essa. Mi sembra l’aspetto più interessante del dipinto: il pericolo di sbagliare e cadere in gruppo. Dapprima sostenuti da “se gli altri si fidano e si affidano… mi affido anch’io” e poi la delusione e la recriminazione verso chi ha avuto la presunzione di porsi come guida.
Che stupidi che siamo e che scarsa stima abbiamo di noi per affidarci tanto spesso a dei ciechi; si chiamino essi “religione”, “maestri” Lieder politici, madre, padre, nonna, scuole esoteriche o di altro tipo e così via: vi sono tanti ciechi che è la cosa più facile del mondo affidarsi a uno di essi !
Tutti abbiamo gli occhi e la Luce è gratuita, ma spesso crediamo che gli occhi di qualcun altro vedano la verità, cioè la realtà, il sentiero con le sue asperità e le sue parti piane dove procedere.
E’ bello camminare insieme ad altri che hanno la nostra stessa meta, ma è necessario che ognuno sia guidato dai propri occhi e se i propri occhi vedono un fosso nel quale altri, ad occhi chiusi ,cadranno, si potrà evitare di caderci dentro.
Riconoscere inoltre il proprio sentiero è spesso difficile; più facile è seguire una carovana che pretende di portarti in paradiso.
Credo che il “Paradiso”, cioè il sommo bene che, come diceva Platone, è la saggezza, la comprensione ultima della realtà, è una meta alla quale si arriva da milioni di sentieri diversi. Trovare il proprio è possibile, se apriamo i nostri occhi ed abbiamo quel minimo di fiducia per riconoscere che essi sono in grado di vedere.