Il senso della vita

R: A volte mi chiedo: la vita ha un senso?

G: Piuttosto la cosa essenziale è stabilire cosa sia il senso. Forse molti credono che il senso della vita sia realizzare i propri desideri.

R: Propri ? propri significa che sono il frutto di una creazione interna, la nascita di qualcosa di nuovo come una nuova creatura. Ma se invece tutti i nostri desideri fossero stati inoculati da piccoli dai nostri genitori, educatori e la società secondo una gerarchia di valori tradizionali: casa, famiglia, soldi e un po’ di prestigio ecc. ebbene, in questo caso, come si fa a parlare di “propri” desideri ?
E dunque dover attribuire la propria realizzazione, il senso della nostra vita, alla realizzazione di desideri neppur nostri, è penoso e dunque ci si trova col vuoto di senso.

G: Insomma non perché la nostra vita non abbia un senso è che siamo inquieti, ma piuttosto perché non riusciamo a trovare il nostro Desiderio, quello autentico, partorito da noi stessi divenuti androgini; e se lo trovassimo e avessimo davanti a noi la strada verso la sua realizzazione, allora si riempirebbe il vuoto di senso.

R: Mi sembra tuttavia, di star banalizzando il tema del senso associandolo al desiderio e la sua soddisfazione. Sarà proprio cosi ? oppure il senso non è la realizzazione di un desiderio, ma qualcos’altro di più grande, forse neanche traducibile a parole, quello che, infatti, dicono i mistici e cioè che il senso è essere posseduti dal divino.

G: Appunto confermi che il desiderio è la via, il cammino la cui meta è il Senso; perché cos’altro è essere posseduti dal divino se non un desiderio?

R: E va bene , in questo caso hai ragione tu; ma dicevo all’inizio, prima dell’esempio dei mistici, che poteva esserci un’altra via che non sia il desiderio, per giungere ad una realizzazione come esistenza.

G: Quindi qui tu introduci nuovi attori sulla scena, e cioè “la realizzazione”. Vorrai dire che il senso lo trovi nella realizzazione e che la realizzazione è il fine ultimo cioè il senso della nostra esistenza. Ma ti chiedo cosa sia la realizzazione; e tu mi dirai “diventare se stessi” riconoscere chi siamo profondamente, potremmo dire ontologicamente! Ma proprio qui ci si complica assai: perché chi siamo ontologicamente o profondamente o essenzialmente, usa la parola che vuoi, è un dibattito colossale tra filosofie, religioni, oriente, occidente and so on. E se non sappiamo quale sia la nostra natura profonda come possiamo aspirarci? Come ce la rappresentiamo, come la sentiamo, e come deve divenire l’oggetto, o meglio il soggetto, del nostro desiderio ultimo ?

R: E torni sempre al desiderio! Volendo essere coerenti a quanto tu dicevi pocanzi, il desiderio non è il senso non può essere ! Anche perché il desiderio è un tormento, un desiderare qualcosa che ci manca e dunque sentirci carenti, bisognosi. Come potrebbe essere questo il Senso, che tutti immaginiamo come qualcosa di positivo, satisfattorio dove si dovrebbe trovare pace e non certo penosa sofferenza!

G: Ma certo! Il senso sarebbe la realizzazione del desiderio e il desiderio invece ne è la via, la strada…. Magari scomoda o penosa? E cosa ci vuoi fare? Forse il premio finale sarà più apprezzato se arriva a seguito di sacrifici e tormenti : quelli del desiderio verso cose piccole oppure grandissime, comunque è uno stato di penosa mancanza.

R: Oddio !!! hai fatto entrare in scena anche Dio stesso e la visione escatologica: la vita è uno schifo ma, tranquilli, l’aldi là sarà una meraviglia; stringi i denti fino alla morte. Anche Platone la pensava così; dunque siamo in buona compagnia insieme a tutta la cristianità.
Ma non puoi negare che se proprio deve esserci un Dio, ebbene sarebbe un po’ sadicuccio se riserva alle sue creature un cammino di spine e sassi a piedi nudi, per giungere alla casa desiderata: la reggia del nostro essere essenziale, profondo, anima, centro eccetera.

G: E’ che non ci siamo sull’identità o meglio intentikit della nostra natura essenziale: per desiderarla dobbiamo conoscerla e se non la conosciamo non potremmo desiderarla a meno di credere a quei saggio o santi, che parlano di una chiamata che attira il desiderio di rispondervi e poi, un giorno, per incanto, ci si trova dentro, si, proprio dentro il nostro essere essenziale, precipitati come dentro una trappola coperta di foglie nel bosco.

R: Si cade e ci si ritrova, immacolati, nella più splendida e sontuose delle regge…. E chi se lo sarebbe mai immaginato? La chiamata ,cioè, di qualcuno dietro le quinte che non si fa vedere e che ha il potere incantatore delle Sirene per farsi seguire non visto, produce in noi il profondo desiderio di seguire le istruzioni di quella voce a cui credo per fede!
Affascinante e ben costruita storia a lieto fine, naturalmente con quella goffa caduta nel proprio essere come in un a trappola e la sorpresa, da finale del Mahabarata , di trovasrsi nella reggia…. mi lascia però perplesso. Insomma per dirla tutta , l’entrata in scena di Dio , la sua escatologia che magari si porta appresso le religioni, porta come conseguenza che per scoprire il Senso della nostra esistenza bisogna essere credenti; altrimenti la vita non avrebbe senso?

G: sai bene che credo nel ragionamento filosofico più che nella rivelazione alla quale ci si rivolge con fede. Penso piuttosto a un qualcosa da un punto di vista laico, senza necessità di credere in una qualsivoglia rivelazione: ci si può rivolgere a una dimensione più grande di te o meglio della tua percezione di te stesso.

R: Anch’essa, però, resta misteriosa e si nasconde e sebbene la si avverta come più grande , non si fa guardare in volto.

G: Ci siamo proprio messi in un labirinto alla fine del quale non c’è una rivelazione del Senso della vita, quanto piuttosto un Minotauro che mangia e vanifica ogni nostro discorso. Sentimi bene! Capisco adesso qualcosa di nuovo e cioè che la ricerca di un senso non ha senso, è come parlare di qualcosa fatta di nulla e l’errore deriva proprio dal tormento del desiderio che ci spinge a voler trovare un senso non per una spassionata ricerca della Verità quanto per trovare una soddisfazione unica e definitiva dei nostri quotidiani tanti desideri. Come diceva Nietzsche… “una vogliuzza al mattino una vogliuzza alla sera, fermo restando la salute !”

R: Quindi tu dici che il nostro vivere nei desideri ci fa produrre un Desiderio grande e risolutivo di tutti i “falsi “ desideri. Ma sarà una semplice immaginazione o una realtà ?

G: penso che sia proprio una pia immaginazione! Il tema a questo punto si sposta definitivamente sul desiderio: fin quando viviamo nel desiderio e ne siamo dunque tormentati, desideriamo la pace che crediamo arriverà quando scopriremo un qualcosa che è nulla e dunque non esiste: il Senso della nostra vita.

R: il desiderio d’altra parte è volere qualcosa di mancante che non è o non è ancora: cioè un non accettare le cose così come sono e desiderarne altre più conformi al nostro piacere o la nostra immaginaria felicità.

G: e se dunque accettiamo le cose così come sono e noi stessi così come siamo e accettiamo come noi stessi e le cose cambino così come cambiano e non desideriamo altro, insomma dovremmo finalmente scoprire e vivere l’amor fati di Nietzsche : ”Non voler nulla di diverso da quello che è, non nel futuro, non nel passato, non per tutta l’eternità. Non solo sopportare ciò che è necessario, ma amarlo”

R: Bella sfida: la Vita è com’è né buona né cattiva né giusta né ingiusta; è come è ! E non ha Senso! Perché il concetto di senso non è pertinente alla Vita, quanto piuttosto alla nostra piccola mente insoddisfatta che cerca una felicità che i desideri promettono…

G: e che invece è nelle cose, è in noi stessi se capiamo che siamo parte del Tutto e il Tutto, molti lo chiamano ancora “DIO”, come dice Eraclito è… giorno e notte, luce e tenebra, fame e sazietà e così via.

R: e noi stupidamente vogliamo solo il giorno, solo il bene, solo il piacere solo la felicità e ci immaginiamo un futuro dove questo sarà possibile

G: E ci perdiamo il presente ! Ma qui ci vuole lo psicologo: come si fa a vivere senza desideri?
R: forse sarebbe più utile il filosofo che avendo citato Nietzsche potrebbe rispondere desiderando la realtà così com’è, anzi amando la realtà così come è, senza volerla cambiare in alcun modo….
Ma ne parliamo un’altra volta!