Da che mondo è mondo non facciamo altro che ripetere “corpo e anima” o “corpo, psiche e anima”. Magari non tutti sanno che questa divisione tra corpo e anima a cui, in tempi moderni, si aggiunge la “psiche” come se fosse qualcosa di ancor diverso sia dal corpo che dall’anima, ebbene l’invenzione di questa separazione è di Platone che poi distingue tra un mondo inferiore, simulacro di un vero mondo, e mondo reale, quello vero, nell’Iperuranio. Penso tutti conoscano il suo mito della caverna dove siamo relegati a poveri disgraziati nel fondo di una grotta. I più intelligenti capiranno che il mondo è fuori e ne vediamo solo un riflesso, un’ombra.
Non troviamo nulla del genere in Omero, né nell’antica tradizione ebraica, né nel Buddismo1 .Ben più complessa è la dottrina Vedanta che va però ben compresa.
Insomma un’invenzione tutta occidentale che si esporta, come la Coca Cola, in tutto il mondo.
Da questo punto in poi la scienza e la cultura occidentale continuano a dividere, a separare, mettere in opposizione una parte con un’altra; nascono le etiche e le morali che finalmente dicono le cose chiaramente: c’è un bene e un male, e, se segui il male…. fatti tuoi! che poi ti tocca una qualche punizione… te la sei cercata!
Il povero Spinoza si è ammazzato di fatica intellettuale per spiegare di nuovo all’occidente che non c’è un bene e un male, che tutto è essenziale, e che non c’è separazione tra res extensa e res cogitans , che neanche c’è separazione tra natura naturans e natura naturata (il Creatore e il creato); tutto è uno. Nietzsche, da canto suo, ha genialmente smascherato gli inganni che le nostre sacrosante “religioni”ci hanno venduto per secoli.
Ma nulla da fare: l’occidente e friends continuano imperterriti a separare e a cercare l’anima, la trascendenza, quel mondo fuori dalla caverna.
Ma la cosa curiosa è che in tempi recenti nascono le discipline olistiche, psicologie e visioni del mondo e dell’uomo che inneggiano all’unità, all’integrazione tra le parti, ad una visione unitaria del mondo e dell’uomo.
Spesso però non ci si rende conto di non essere usciti da quella caverna e si continua a separare anima e corpo, spirito e materia, sé inferiore e Sé superiore, personalità ed essenza, si scopre la psicosomatica che mette in relazione le due entità: soma e psiche come due cose diverse. Nulla di male se non fosse che, spesso, queste separazioni finiscono col rispecchiare l’antica scissione tra bene e male e dunque ne siamo influenzati e invitati a privilegiare e a considerare come bene l’anima, lo spirito, il sé superiore ecc. ; mentre la materia, l’ego psicologico o personalità sono invitai a redimersi e a consegnarsi nelle sagge mani del Sé superiore, anima o essenza ecc.
Alcuni parlano di guerra santa contro l’ego, di lotta contro il dragone, della necessità di sacrifici e auto repressioni per evitare gli effetti negativi dovuti all’azione delle parti “inferiori”. Tutto ciò trova una grandiosa rappresentazione nei concetti di Dio e del Diavolo. E noi poveri cavernicoli che ci crediamo! e non si ragiona sul fatto che se il Diavolo è un antagonista di Dio e non è dunque anch’egli “Dio”, ebbene Dio sarebbe incompleto, parziale, e, inoltre, avrebbe anche Lui, come noi, un nemico a cui spesso soccombe a giudicare dagli eventi di cronaca. Insomma che razza di Onnipotente sarebbe?
Credo piuttosto che così come Dio lo abbiamo creato a nostra immagine e somiglianza, abbiamo trasposto sul piano metafisico anche le nostre conflittualità che discendono da quella separazione tra bene e male, anima e corpo, Sé e ego, e così via; separazione che genera quasi sempre dolore sacrificio, sofferenza; perché stare in guerra anche se si è eroi e anche se si abbatte il drago malefico è pur sempre doloroso: hai mai sentito che, stando in guerra, i popoli siano felici?
Questa la mia interpretazione dei fatti. Liberi tutti di contestarla, di avere un’opinione diversa: non credo ci sia un bene e un male nel libero pensiero.
Quale sarebbe allora la terapia che possa sanare questa scissione? Come vivere in pace e scoprire che la caverna è solo un brutto sogno?
La guerra tuttavia, secondo me, ha le sue radici nel fatto che la realtà sembra davvero manifestarsi attraverso gli opposti, polarità contrapposte: yin yang secondo la terminologia orientale.
Eraclito che, insieme a Lao Tzu, è stato uno dei più grandi specialisti in materia ci avvisa tuttavia che:
vivo, morto
sveglio, dormiente
giovane, vecchio
(sono la) stessa cosa
Questo
Rovesciandosi
È quello
Quello
Rovesciandosi
È questo
Insomma gli opposti sono la stessa cosa che si manifesta in maniera polare. E noi potremmo imparare la lezione: spirito e materia, corpo e anima, paradiso e inferno, Dio e diavolo sono la stessa cosa.
Se crediamo in una visione olistica (olos = uno), nell’unità essenziale di tutte le cose, ebbene credo dovremmo avere verso noi stessi uno sguardo coerente: la nostra realtà ce l’abbiamo sotto gli occhi, e se invece di guardare fuori guardiamo dentro troveremo un flusso ininterrotto di sensazioni, emozioni, pensieri, nobili aspirazioni, meschinità , percezioni sottili e percezioni alterate dalla paura o dal desiderio; insomma tutto quanto è all’interno della nostra coscienza.
E la tentazione è la stessa di quei maestri d’altri tempi che, tracciata una linea verticale sulla lavagna scrivevano in cima alle due colonne: Buoni e Cattivi. Ma la classe di bambini è anch’essa una unità e oggi le teorie sistemiche ci spiegano che se c’è un “cattivo” è perché tutta la classe partecipa della cattiveria e lo stesso dicasi della “Bontà”.
Allo stesso modo noi siamo buoni e cattivi, materiali e spirituali e così via. E se vogliamo rispettarci, se vogliamo avere stima di noi, potremmo riconoscerci in quest’unità dove tutto ha un senso se rapportato all’insieme; e che, soprattutto, l’insieme non può prescindere da nessuna delle sue parti. Il paradiso o l’inferno non sono fuori di noi e, se osserviamo bene, il paradiso e l’inferno sono tali solo perché abbiamo separato due aspetti della nostra unità reale.
L’unità fluisce in un’incessante moto (panta rei os potamòs) dove lo spirito è materia e la materia è spirito, dove la meschinità e le nobili aspirazioni fluiscono insieme: a volte una è in primo piano e l’altra sullo sfondo, ma è solo la nostra prospettiva mentale che le separa.
Riconoscere che tutto quel che siamo è imprescindibile che sia proprio così come è, e che fluisca in una continua, spesso imprevedibile, evoluzione dove ogni nostro aspetto è ugualmente importante, essenziale al tutto e cioè a quel che siamo come individuo unico nell’universo: questa secondo me è l’essenza della bellezza. Ma sulla bellezza ne parliamo la prossima “puntata”.
Concludo con una citazione del “povero”, inascoltato Spinoza, per il quale Dio è la Natura, cioè l’insieme di tutto quanto è.
“Io non attribuisco alla natura né bellezza né bruttezza, né ordine né confusione, giacché le cose non si possono dire belle o brutte, ordinate o confuse, se non relativamente alla nostra immaginazione.
… Per quanto attiene al Bene e al Male, neanch’essi indicano nessuna realtà, .. e non sono altro che modi del pensare, ossia nozioni che formiamo mediante il confronto delle cose tra loro”