C’è chi crede che dopo morti non ci sia proprio nulla e ci toccherà scomparire definitivamente senza nessuna coscienza, e c’è chi crede invece che vi sia una sopravvivenza dell’anima senza il corpo. Ma su come sia fatto questo mondo ultraterreno vi sono varie credenze, come tutti sappiamo. Ma chi possiede la verità? e chi è in errore?
Senza falsa modestia devo dire apertamente che la verità la conosco solo io; ma non perché io sia più saggio o intelligente, ma perché ho avuto la sorte di aver visitato personalmente il regno dell’aldilà in circostanze veramente incredibili, circostanze che mi è stato fatto divieto di rivelare. Dico solo che la guida che mi accompagnava era nientedimeno Dante Alighieri in persona il quale mi rivelò che tutto quel che aveva descritto nella Commedia era solo una parte della verità.
Tutti i defunti, da qualsiasi parte del mondo, di qualsiasi religione, infatti, sono tutti inviati ad un grande Centro di smistamento presieduto da un comitato che ha il compito di destinare ogni anima trapassata ad un a sorte che è diversa da anima a anima. Questa diversa destinazione dipende dalla fede che ogni anima aveva in vita. Cioè chi in vita credeva nel paradiso, purgatorio e inferno, come i cristiani, viene destinato ad uno di quei tre regni a seconda di come si era comportato in vita; chi credeva nella reincarnazione è costretto a reincarnarsi a seconda del suo karma; e così via… Per quanto riguarda gli atei incalliti, ebbene essi sono destinati a scomparire per sempre senza che nulla sopravviva di loro.
A questo si era arrivati molti secoli fa, dopo un grande convegno di tutti gli Dei ognuno dei quali, precedentemente, pretendeva che il regno dei morti fosse organizzato come a Lui piaceva o sembrava giusto. Prima di quel momento ogni Dio, sprezzante verso i propri colleghi neanche si degnava di considerare gli altri Cieli dove essi dimoravano. Anzi i cieli erano rigidamente divisi in settori: il Cielo di Cristiani era molto grande e pieno di santi e beati, tutti protettori di qualcuno o di qualcosa, ed era protetto da enormi nuvole bianche dove chi ci si avventurasse si sarebbe perso nella nebbia; quello di Allah era difeso da enormi turchi con scimitarre affilatissime per evitare che qualche infedele potesse penetrarvi; poi c’era il cielo indù dove si vociferava che Brahma facesse molta fatica a pacificare i continui litigi tra Shiva, detto il distruttore a causa del suo caratteraccio iroso e prepotente, e Visnù che da buon conservatore vive nella continua angoscia che Shiva gli rompa tutto. Quanto all’Olimpo degli antichi greci esso era ormai ridotto a un Regno da operetta, visto che nessuno crede più a quel mondo incantato, abitato da Apollo e Venere che ormai mostravano i segni dell’età e non erano più tanto attraenti come una volta , e presieduto dall’anziana coppia di Giove e Giunone sempre in crisi a causa dei tradimenti del vecchio consorte che nonostante l’età non aveva perso il vizio…. Si racconta che il sommo Giove un giorno scatenando tuoni e fulmini nel cielo dei Cristiani si sia introdotto nel “nostro” paradiso tentando, addirittura, di sedurre Santa Chiara di cui si era invaghito. Fu l’unica volta che si vide San Francesco inveire e insultare volgarmente qualcuno: Giove in questo caso.
E dunque , dicevo, ci fu il convegno per decidere in maniera giusta e inequivocabile la sorte dei morti che fino allora giravano tra i cieli cercando il loro posto che difficilmente trovavano e spesso capitava che un cristiano finisse torturato nel Cielo di Allah oppure che un indù finisse all’inferno cristiano o nel triste regno delle ombre pagano, senza capire niente.
Gli Dei si erano sempre rifiutati di incontrarsi sino a quel momento: il conflitto tra di loro era palese e millenario: ognuno diceva di essere il Vero Dio e quella che amministrava fosse la Vera religione; il politeismo era passato di moda.
Cosicché l’incontro fu teso e rischioso: poteva scatenare una qualche ira di Dio… uno qualsiasi!
A risolvere l’incontro fu insospettatamente il vecchio buon dio Mercurio che, anche se da qualche tempo non volava più con le alette ai piedi, a causa di una artrosi alle caviglie, tuttavia restava sempre molto intelligente, forse di più del Dio giudaico impettito e presuntuoso o di Allah che guardava tutti con sguardo inebetito; quanto a Brama si faceva il misterioso per evitare il confronto.
E dunque una volta deciso, su proposta del detto Ermes, che ogni morto dovesse seguire la sorte delle credenze della propria religione, fu necessario creare un comitato multireligioso che fosse a capo dello smistamento.
Tutti gli dei tornarono nel loro Cielo e mai più si incontrarono.
Ma i problemi, mi raccontava il buon Dante, sono cominciati subito e continuavano ogni giorno; e per farmi rendere conto di ciò mi condusse lì, nel centro di smistamento dove migliaia di anime di tutte le razze e colori erano in attesa, con il loro numeretto, di essere chiamate quando su un display luminoso appariva il loro numero.
Il problema è che poche anime erano contente e d’accordo con la destinazione assegnata: perlopiù qualche pia anziana che andava a messa tutti i giorni e veniva assegnata al paradiso cristiano oppure qualche terrorista islamico saltato in aria che attendeva, nel paradiso islamico, in mutande rosse, le 100 vergini da violentare non senza qualche ansia rispetto alla tenuta della propria erezione.
Ma in cambio i casi contestati erano i più numerosi. Ad esempio una terrorista islamica donna pretendeva di trovare nell’aldilà un centinaio di giocatori di baseball nudi e prestanti per “par condicio” . Ma questo le si diceva che era impossibile e che il premio era riservato solo ai maschi e partivano allora polemiche e proteste inaudite.
I casi più avversati erano per i credenti della reincarnazione; questi si dividevano in due specie: quelli che credevano che ci si reincarnasse in un altro essere umano, e un’altra corrente buddista che era per una reincarnazione in qualunque essere non necessariamente umano (animali, insetti, frutta o verdura)
Vidi con i miei occhi una povera donna, di salda fede buddista, che quando le dissero che per la prossima incarnazione sarebbe diventata una pera, su un qualunque albero di un filare di peri in Alto Adige. La poverina gridava disperata che sarebbe stata crudelmente tagliata e mangiata magari da un vegano che neanche immaginava il dramma che avrebbe ingerito. “oppure – piagnucolava la donna- finirò in poltiglia su una di quelle grattugie di vetro e data in pasto a un bebè capriccioso! Vi prego almeno fatemi essere una animale domestico o magari un cavallo !”
Ma non c’era niente da fare ! Gli incaricati alle assegnazioni erano irremovibili.
Gli altri reincarnandi, quelli in nuovi esseri umani, neanche se la passavano bene. Mi toccò emotivamente un saggio indù che aveva scritto migliaia di illuminate pagine di filosofia orientale e che doveva reincarnarsi in un indigeno della Papuasia stupido e analfabeta, per compensare non so quale karma. Piangeva disperato implorando di essere perlomeno reincarnato in una normale persona in un paese con la scuola d’obbligo.
E poi ho visto tanti cristiani con lo sguardo di terrore per essere stati assegnati all’inferno. Un malfattore napoletano ebbe l’idea di rubare a un ingenuo indù il turbante e presentarsi al tavolo di accettazione dei reincarnandi dicendo di essere indù e di meritarsi magari una reincarnazione qualsiasi…. Anzi che lui avrebbe accettato di buon grado di diventare una pera… pur di sfuggire all’inferno cristiano. Furono subito chiamati i diavoli dell’inferno che lo afferrarono con un forchettone e lo lanciarono nel luogo di eterna perdizione.
E poi mi fecero tanta pena gli atei incalliti che dovevano scomparire nel nulla! Tutti cercavano di convincere i gestori del luogo che avevano pur creduto in un qualche Dio e che si sarebbero accontentati di qualunque sorte piuttosto che scomparire. “Vi prego- udii che uno di questi diceva- in realtà segretamente io credevo in Budda e potrei reincarnarmi anche in uno scarafaggio se volete!”
Questo viaggio ultraterreno mi ha fatto molto riflettere! E pensavo di valutare attentamente quale religione assegni la migliore sorte dopo morti; e convertirmi. Bastano cinque anni, infatti, di conversione con partecipazione attiva ai riti della religione scelta e si ha diritto al suo ordinamento post mortem.